Granfranco Baffato – “La disperazione della fame”

“La disperazione della fame” – spiega Granfranco Baffato – parla di egoismo. Quello familiare a quasi tutti noi. Bisogna ammettere che il protagonista del brano è particolarmente meschino: orgoglio e lussuria lo portano a invitare a cena una ragazza vegana ma, per taccagneria, non la porta in uno di quei nuovi locali alla moda per paura di lasciarci un rene tanto i prezzi sono alti. No, la porta in trattoria. Qui il cameriere – il vero eroe della canzone, come scoprirete ascoltandola – fa l’elenco dei piatti del giorno e il nostro protagonista cede alla gola, scegliendo un piatto di sugo a base di carne, ben sapendo che questo lo farà andare in bianco.

In questo brano, il protagonista personifica una forma di hybris che, se ci pensiamo bene, trova spesso riscontro nel mondo contemporaneo: pur di dimostrare di essere padroni del proprio destino e a costo di prevaricare il prossimo, tanto vale mandare tutto a rotoli, a danno di tutti: mors tua, mors mea. Come scandisce ripetutamente un altro brano dell’album “Bendati sui dirupi”, «ogni azione è fallimento».

Lo spunto per il video è stato dato da un’attrazione del mercatino di Natale di Treviri, un teatro meccanico rappresentante la fiaba “La pioggia di stelle” (Die Sterntaler). Nel racconto dei fratelli Grimm, la protagonista, nonostante la propria indigenza, dona tutto ciò che possiede ai viandanti che incontra nel bosco. Come ricompensa per la propria generosità, riceverà vestiti nuovi e scudi d’oro. Il videoclip, proiettando Granfranco Baffato all’interno della fiaba, si ispira al racconto trasfigurandone la morale. La rappresentazione si appoggia innanzi tutto sulla teatralità di Baffato, la cui espressività è enfatizzata dai baffi realizzati dalla costumista Nadezhda Simeonova. Quasi come la protagonista della fiaba, Baffato si spoglia dei vestiti e delle inibizioni, offrendo a chi guarda il proprio volto pallido. L’apparente generosità di Baffato è però tradita dalla vanità dei suoi baffi iperbolici: perché il suo mettersi a nudo possa portare a una ricompensa divina, egli necessiterebbe di un candore che non gli appartiene.

Tutto il resto ruota – in alcuni casi letteralmente – intorno a Baffato: gli automi meccanici del mercatino di Treviri coi loro occhi imperturbabili, un bizzoso traduttore automatico nonsense/punjabi, comuni perturbazioni atmosferiche, corpi celesti, feticci. I musicisti del gruppo riescono a rubargli la scena solo per qualche attimo. Chi nel video non compare mai è la donna oggetto del desiderio del protagonista, proprio perché il punto di vista di Baffato, intimamente prevaricatore, non la riconosce come soggetto. Come nel teatro meccanico, in cui basta premere un pulsante affinché la storia si ripeta sempre uguale, la vanità di Baffato segna il suo destino e ne decreta a priori il fallimento esistenziale.

Nella realizzazione del video, così come in quella dell’album o dei costumi di scena, seguiamo un approccio fai da te. Siamo però consapevoli che non è possibile replicare l’esperienza originaria del DIY (do it yourself) a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, né quelle delle fanzine, dei rave e dei concerti nelle case private e negli edifici occupati che hanno caratterizzato la nostra gioventù: in fondo, oggigiorno, tutti stiamo usando gli stessi software, stiamo imparando dagli stessi tutorial e stiamo mimando le medesime mosse. Evitare di riconoscere ciò ci porterebbe a confondere l’isolamento con l’indipendenza e a ignorare il fatto che il possesso dei mezzi di produzione in realtà nasconde nuove forme di indebitamento (chi lavora nell’industria della cultura probabilmente sa di cosa sto parlando).

L’approccio DIY e lo-fi nel nostro caso non è un vezzo, come per i jeans nuovi con gli strappi, bensì l’accettazione dei nostri limiti. L’album che ospita questo brano, “Bendati sui dirupi”, è stato realizzato in maniera simile, restaurando i demo che Granfranco aveva inizialmente registrato su un registratore portatile e sovraincidendovi la batteria e gli altri strumenti con i quattro microfoni di cui disponevamo. “La disperazione della fame” segue un percorso analogo, che ci porta a trasformare i vincoli tecnologici e l’inesperienza nel fulcro sul quale appoggiare la leva della creatività, attribuendo un nuovo valore al tempo, al di fuori delle regole di mercato.

Video di Enfunk Terrible (SoundMusicProduction 2019)
Musica di Granfranco Baffato
Registrato e prodotto da Les Jeux Sont Funk
Estratto da “Bendati sui dirupi” (Apocalypse Bau / La Ostia / Les Jeux Sont Funk 2018)
Credits: Granfranco Baffato > voci, batteria, sintetizzatore | Mr. B > basso | Ciro Nagasaki > chitarre