Produrre una registrazione di un coro a distanza: unibzVoices 2020-21 Virtual Concert

Nella primavera del 2021 ho collaborato con la Libera Università di Bolzano-Bozen alla produzione di un concerto virtuale del coro d’ateneo unibzVoices, diretto dal Prof. Johann van der Sandt. A causa delle misure di contenimento per il Covid-19, il coro non ha potuto riunirsi per le prove. Questo ha portato alla scelta di replicare quanto fatto nel Natale 2021, quando il coro incise un primo concerto virtuale.

Il nuovo programma comprendeva registrazioni audio e video di “Turn the World Around” di Harry Belafonte e due brani sudafricani, la celebre “Pata Pata” e “Tshepa Thapelo”, una canzone popolare Sotho. Altre due registrazioni audio, “Gaudeamus Igitur” e “Ode To Joy”, erano destinate alla cerimonia di laurea dell’autunno 2021.

Oltre la schizofonia: produzioni musicali a distanza

Sebbene in qualsiasi registrazione sonora esistano vari livelli di mediazione tra i diversi esecutori e tra gli esecutori e il pubblico – posizionamento del microfono, monitoraggio, sovraincisione, mixaggio, ecc. – essi sono portati all’estremo nelle produzioni musicali a distanza. Non si tratta solo della separazione tra la performance e il suo output, ciò che R. Murray Schafer ha chiamato schizofonia, ossia la scissione di un suono originale dalla sua riproduzione elettroacustica. La performance, l’ascolto, l’interplay e l’esperienza musicale nel suo complesso sono tutti profondamente coinvolti in questa pratica.

Un coro è una sorta di organismo vivente, dove ogni cantante regola le proprie funzioni – intonazione, ritmo e dizione – in tempo reale. I coristi ascoltano simultaneamente la propria voce e quella degli altri, aiutandosi reciprocamente nel trovare il proprio posto ed equilibrio all’interno dell’ensemble corale. Altrettanto importante è il ruolo del direttore di coro, i cui gesti forniscono ai cantanti spunti fondamentali sugli attacchi delle note, le loro conclusioni, la dinamica, il ritmo, il tempo e così via.

La produzione di questo concerto virtuale è chiaramente una situazione tutt’altro che ideale. D’altronde, il progetto è stato realizzato essenzialmente per mantenere in vita l’attività del coro durante le restrizioni in risposta alla pandemia. Consapevole dei limiti intrinseci del progetto, vorrei fornire di seguito alcuni consigli riguardo alla registrazione virtuale di un coro, evidenziando gli aspetti che distinguono questo tipo di attività non solo dalla comune pratica di incisione ma anche dalla registrazione virtuale di ensemble di diverso tipo.

Consigli per la registrazione virtuale

  • Realizzare delle backing track il più accurate possibili contenenti una traccia guida vocale diversa per ogni parte (S, A, T, B) con le parti rimanenti più indietro nel mix. Una guida vocale è fondamentale per ottenere una buona sincronizzazione dell’esecuzione musicale e dell’articolazione verbale: lunghezza delle note, grado di apertura delle vocali, timing delle consonanti, ecc.
  • Assicurarsi che le tracce di accompagnamento siano in un formato accessibile su qualsiasi dispositivo e corrispondente agli standard audio più diffusi.
  • Fornire istruzioni chiare ai cantanti su come registrare la loro performance.
  • Fare incidere le parti cantate sull’arrangiamento vero e proprio (anche quando è ancora incompleto) e non su una traccia diversa. Fare altrimenti può causare incongruità tra la parte strumentale e la performance vocale.
  • A prescindere dal fatto che nel progetto della canzone si usi una griglia o meno, fornire spunti inequivocabili per gli attacchi e i finali, se necessario aggiungendo parti vocali o strumentali temporanee e/o un conto alla rovescia.
  • Idealmente, usare spunti visivi come il video della partitura che scorre o, ancora meglio, un video del direttore di coro. Oltre a migliorare la sincronizzazione, ciò può aiutare i cantanti ad anticipare la loro prossima mossa.
  • Dare indicazioni chiare ai cantanti e rispondere prontamente alle loro richieste individuali. In un certo senso, mentre la mediazione tecnologica compensa la mancanza di interazione dal vivo, il tecnico del suono si assume alcune delle normali responsabilità del direttore di coro. Allo stesso tempo, la mancanza di controllo sul contesto della performance (monitoring, playback, distanza dal dispositivo di registrazione, ecc.) può essere fonte di frustrazione per il tecnico del suono.
  • Analizzare singolarmente e nell’insieme le tracce registrate. Qualcuno potrebbe pensare che sia più efficiente in termini di tempo correggere immediatamente il pitch e il tempo delle singole parti cantate prima ancora di ascoltarle nel contesto. Tuttavia, lo trovo rischioso nella misura in cui una performance di gruppo è più che una somma di esecuzioni individuali. Al contrario, performance individuali che, se ascoltate da sole, sono leggermente stonate o addirittura mancano di musicalità, una volta inserite nel contesto possono suonare sorprendentemente bene. Ad ogni modo, quando la correzione dell’intonazione e del tempo sono ritenute necessarie, si può intervenire anche pesantemente, siccome alcuni tipici artefatti saranno verosimilmente indistinguibili nel mix finale.

Alcuni consigli per la fase di mixaggio

  • Lavorare sulle diverse parti (soprano, contralto, ecc.) in gruppi separati, confrontando costantemente le parti soliste tra loro e rispetto all’ensemble. Per ogni parte vocale, a seconda della qualità e coerenza dell’esecuzione, potrebbe essere consigliabile modificare (a) tutte le tracce all’interno di un gruppo simultaneamente o (b) una per una, usando la traccia guida vocale come riferimento. Nell’impostazione (b), ho notato che aiuta avere non più di due o tre delle migliori performance sempre attive come guida per regolare le altre. Nell’impostazione (a) potrebbe essere utile mettere in solo il gruppo e ascoltare sezione per sezione. Le forme d’onda aiutano a rilevare problemi di timing ma potrebbero anche essere fuorvianti.
  • Aggiungere profondità con il riverbero. Stavo scherzando con un mio collega sul fatto che, almeno rispetto alle produzioni pop, i direttori di coro sembrano non essere mai soddisfatti della quantità di riverbero come se usassero una scala radicalmente diversa per misurarlo. Tuttavia, ogni tipo di musica ha le sue norme formali e la sua estetica e, dal punto di vista di un produttore e di un ingegnere del suono, è importante familiarizzare con esse, accettarle e possibilmente anche imparare ad apprezzarle. Di solito inserisco un riverbero con una lunga coda su un canale ausiliario e poi mando i gruppi, piuttosto che le singole tracce, all’aux fino a quando non ottengo l’illusione che tutte le parti dell’ensemble stiano suonando in un unico ambiente. Spesso aggiungo ulteriore riverbero in fase di mastering.
  • Le parti possono essere distribuite nel panorama per replicare le formazioni più comuni (per esempio, SATB). Tuttavia, è necessario considerare in primo luogo che, poiché i coristi non stanno effettivamente cantando insieme, tale distribuzione ha solo una funzione estetica e non pratica; e, in secondo luogo e in relazione a questo, che alcuni brani potrebbero implicare una determinata formazione a causa di caratteristiche come, per esempio, il canto antifonale. D’altra parte, esagerare con l’ampiezza del panorama stereo potrebbe enfatizzare eccessivamente il distacco delle voci, mentre l’obiettivo è di ricostruirne la coesione. Il riverbero e il raggruppamento delle tracce, così come altre forme artificiali di rientri/spillover, possono invece aiutare a determinare maggiore coesione.
  • È possibile aggiungere dinamica con l’automazione, a patto, ancora una volta, di non farsi prendere troppo la mano. La manipolazione dinamica dovrebbe riflettere, almeno in parte, la dinamica reale dei cantanti, altrimenti suonerà artificiale. Un problema più grande legato alla dinamica riguarda la qualità delle registrazioni audio, che sono tipicamente fatte su telefoni cellulari. Le app di registrazione vocale e video, così come i microfoni incorporati, sono responsabili di una compressione delle informazioni sonore, inclusa la dinamica, che può generare una certa piattezza nella performance risultante. Ciò può diventare un problema serio per dei brani che richiedono un’ampia gamma dinamica, ragion per cui è bene scegliere i brani più adatti a questo tipo di registrazione.

La perfezione nel canto corale non è un’equazione matematica in cui determinati obiettivi musicali sono raggiunti in maniera identica da tutti i cantori. La peculiarità di un coro è strettamente legata alla ricchezza e alla diversità dei suoi membri così come alla vitalità e alle sfumature dell’interazione tra i performer e tra coro e pubblico. Nel canto corale è l’insieme che conta – un insieme che non è semplicemente la somma delle parti ma una nuova entità che, quando ha successo, assume una vita propria. Inoltre, il ruolo del direttore come motivatore, comunicatore, leader e guida (Johann van de Sandt, Choral conducting: History and didactics, Lucca: LIM, 2016) è messo in discussione dalla tecnologia nelle pratiche di registrazione a distanza. Nel complesso, il canto corale è una questione di interazione e complicità, di divertimento e – perché no – anche di fatica e ansie che, nel migliore dei casi, possono essere superate attraverso la partecipazione al gruppo. Se non altro, un’esperienza come questa dovrebbe insegnare l’importanza di condividere lo spazio e il tempo mentre si lavora insieme ad un obiettivo comune nella performance.

Questa era chiaramente la prospettiva di un produttore e ingegnere del suono. D’altro canto, sarebbe altrettanto se non più interessante indagare la prospettiva delle cantanti e dei cantanti coinvolti in questa o altre esperienze simili. Questo è un compito che desidero portare avanti nel prossimo futuro.

Crediti:
unibzVoices diretto da Johann van der Sandt
Chitarra elettrica, chitarra acustica, basso, percussioni e sassofono tenore: Carlo Nardi
Djembe: Janthé van der Sandt e Nelu van der Sandt
Pianoforte in “iJesu Christi”: Johann van der Sandt
Altre voci in “Ukuthula”: Brummnet, Resonans Vocal Ensemble, allievi di violino di Sylvia Lanz
Assoli in “Ukuthula”: Janthé van der Sandt e Clara Sattler
Arrangiato da Johann van der Sandt
“Pata Pata” arrangiato da Johann van der Sandt e Carlo Nardi
“We Are Not alone” e “Ukuhula” mixati e masterizzati da Andreas Lamken @ Prospect Studio-Label-Verlag
Tutte le altre canzoni mixate e masterizzate da Carlo Nardi @ SoundMusicProduction
Video di “We Are Not alone” e “Ukuhula” di Andreas Lamken
Tutti gli altri video di Carlo Nardi

unibzVoices

unibzVoices è l’ensemble corale ufficiale della Libera Università di Bolzano. Il coro, giunto al terzo anno di esistenza, continua a crescere di anno in anno, offrendo un’esperienza corale agli studenti e contribuendo al loro sviluppo artistico. Il repertorio del coro si concentra su una grande varietà di generi e stili, dalle opere corali classiche alla popular music e ai canti popolari. Il coro mira ad arricchire la vita non solo dei coristi, ma anche del pubblico e della comunità nel suo insieme.